Wednesday, December 14, 2005



Quando gli uomini iniziarono a riversarsi fuori dalle tende e dalle navi, pronti per la battaglia, lui indossò le sue nuovi armi. Le belle gambiere, con i rinforzi d'argento alle caviglie; la corazza, intorno al petto; la spada, appesa alle spalle; l'elmo, sul capo, brillante come una stella. E la lancia, la famosa lancia che il padre gli aveva donato per dar morte agli eroi. Da ultimo imbracciò lo scudo: era enorme e possente, sprigionava un bagliore come di luna. Il cosmo intero vi era inciso: la terra e le acque, gli uomini e le stelle, i vivi e i morti. Noi combattevamo con in mano delle armi, quell'uomo stava scendendo in battaglia stringendo in pugno il mondo. Lo vidi, splendente come il sole, salire sul carro e urlare ai suoi cavalli immortali di portarlo verso la vendetta. Ce l'aveva con loro perchè non erano stati capaci di sottrarre Patroclo alla morte, correndo via dalla battaglia. Così li insultava e gridava loro contro. E dice la leggenda che egli risposero, abbassando il muso, e strappando le redini, gli risposero con voce umana e gli dissero: "Correremo veloci come il vento, Achille, ma più veloce di noi corre il tuo destino, incontro alla morte."